domenica 30 novembre 2025

È nata nel deserto somalo nel 1965.

QUESTA PAGINA OSPITA UN MESSAGGIO CHE GLI AAAS HANNO RICEVUTO SU WHTSAPP DA VINCENZO. CI È PIACIUTO RIPORTARLO QUA SUL BLOG CONDIVISO.

Buona domenica a tutte/i, nei quindici giorni che a partire dal 25 novembre inizia l’attivismo contro la violenza di genere, mi piace condividere nel gruppo, questa storia che ci racconta una delle forme più violente nei confronti del genere femminile.

“È nata nel deserto somalo nel 1965.

Una di dodici figli in una famiglia nomade che allevava capre in uno dei paesaggi più duri della terra.

A sei anni, Waris Dirie era responsabile di sessanta capre e pecore.

Le portava ogni giorno nel deserto a pascolare.

L’acqua era scarsa. Il cibo era scarso. Tutto era una questione di sopravvivenza.

Il suo nome significa “fiore del deserto”.

(puoi vedere il film cliccando sulla immagine)


A cinque anni, un’anziana venne per lei.

Usò una lametta rotta, insanguinata. Nessuna anestesia. Nessuna sterilizzazione.

Waris fu bendata. Le diedero una radice da mordere. Fu trattenuta da sua madre mentre la zia l’aiutava a immobilizzarla.

Poi iniziò il taglio.

Mutilazione genitale femminile.

Tipo III — la forma più estrema. Tutto rimosso. Tutto cucito con spine di acacia e filo bianco, lasciando un’apertura grande quanto un fiammifero.

Il dolore era indescrivibile.

Una delle sue sorelle morì per le complicazioni. Anche due delle sue cugine.

Ma Waris sopravvisse.

Sua madre le spiegò che era necessario. Nel nome di Allah. Nel nome della tradizione. Tutte le bambine dovevano sopportarlo.

Questa era la Somalia, dove si stima che il 98% delle donne subisca la MGF.


A tredici anni, suo padre annunciò che aveva organizzato il suo matrimonio.

Con un uomo di sessant’anni.

Prezzo della sposa: cinque cammelli.

La madre di Waris la aiutò in silenzio a fuggire durante la notte.

Scappò da sola nel deserto.

Una tredicenne che attraversa uno dei luoghi più pericolosi sulla terra, senza mappa, senza soldi, senza protezione.

Riuscì ad arrivare a Mogadiscio.

Da lì, uno zio appena nominato ambasciatore somalo nel Regno Unito accettò di portarla a Londra — come sua domestica.

Era analfabeta. Non parlava inglese. Lavorava per la famiglia dello zio senza essere pagata.

Quando il suo incarico terminò nel 1985, la famiglia tornò in Somalia.
Waris rimase.
Illegalmente.
Affittò una stanza alla YMCA. Trovò lavoro pulendo da McDonald’s. Seguiva lezioni di inglese la sera.
Aveva diciotto anni. Sola in una città straniera. Imparava a leggere e scrivere per la prima volta.

Poi, un giorno del 1987, un fotografo entrò in quel McDonald’s.
Terence Donovan.
Uno dei fotografi di moda più famosi al mondo.
Vide qualcosa nel suo volto. La sua bellezza straordinaria. La sua presenza unica.
Le chiese se volesse fare la modella.
Lei disse di sì.

Quell’anno la fotografò per il Calendario Pirelli, insieme a una allora sconosciuta Naomi Campbell.
Da un giorno all’altro, tutto cambiò.

Waris Dirie passò dal pulire pavimenti a sfilare sulle passerelle di Parigi, Milano, Londra e New York.
Divenne il volto di Chanel. Levi’s. L’Oréal. Revlon.
Fu la prima donna nera a comparire in una pubblicità di Oil of Olay.
Comparve sulle copertine di Vogue, Elle e Glamour.
Nel 1987 recitò come Bond girl in The Living Daylights.
Stava vivendo un sogno.

Ma l’incubo non l’aveva mai lasciata.
Ogni giorno portava con sé le cicatrici fisiche ed emotive di ciò che le era stato fatto a cinque anni.
Soffriva di dolori cronici. Di difficoltà nell’intimità. Delle conseguenze permanenti della MGF.
Per anni non disse nulla.
Quando il suo incarico terminò nel 1985, la famiglia tornò in Somalia.
Waris rimase.
Illegalmente.
Affittò una stanza alla YMCA. Trovò lavoro pulendo da McDonald’s. Seguiva lezioni di inglese la sera.
Aveva diciotto anni. Sola in una città straniera. Imparava a leggere e scrivere per la prima volta.

Poi, un giorno del 1987, un fotografo entrò in quel McDonald’s.
Terence Donovan.
Uno dei fotografi di moda più famosi al mondo.
Vide qualcosa nel suo volto. La sua bellezza straordinaria. La sua presenza unica.
Le chiese se volesse fare la modella.
Lei disse di sì.

Quell’anno la fotografò per il Calendario Pirelli, insieme a una allora sconosciuta Naomi Campbell.
Da un giorno all’altro, tutto cambiò.

Waris Dirie passò dal pulire pavimenti a sfilare sulle passerelle di Parigi, Milano, Londra e New York.
Divenne il volto di Chanel. Levi’s. L’Oréal. Revlon.
Fu la prima donna nera a comparire in una pubblicità di Oil of Olay.
Comparve sulle copertine di Vogue, Elle e Glamour.
Nel 1987 recitò come Bond girl in The Living Daylights.
Stava vivendo un sogno.

Ma l’incubo non l’aveva mai lasciata.
Ogni giorno portava con sé le cicatrici fisiche ed emotive di ciò che le era stato fatto a cinque anni.
Soffriva di dolori cronici. Di difficoltà nell’intimità. Delle conseguenze permanenti della MGF.
Per anni non disse nulla.
Poi, nel 1997, all’apice della sua carriera di modella, fu intervistata da Laura Ziv di Marie Claire.
Avrebbero dovuto parlare della sua storia da “Cenerentola africana”.
Ma Waris cambiò argomento.

“Tutte quelle storie sulle modelle sono già state raccontate un milione di volte,” disse. “Se mi prometti che lo pubblicherai, ti darò una storia vera.”
Laura accettò.
E Waris riversò la sua verità in un registratore.
Raccontò al mondo ciò che le era accaduto. Ciò che accadeva a milioni di bambine come lei. Ciò che continuava ad accadere ogni singolo giorno.
Mutilazione genitale femminile.

L’intervista fu pubblicata con il titolo “La tragedia della circoncisione femminile.”
Scatenò una reazione mondiale.
Barbara Walters la intervistò sulla NBC. Le testate di tutto il mondo ripresero la storia.
Per la prima volta, la MGF aveva un volto. Un nome. Una voce.

Nello stesso anno, il 1997, il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan la nominò Ambasciatrice Speciale per l’eliminazione della MGF.
Waris si ritirò dalle passerelle a trentadue anni.
All’apice del successo, quando avrebbe potuto continuare a vivere nella moda, si fece da parte.
Aveva una missione più grande.

Viaggiò per il mondo per conto dell’ONU. Incontrò presidenti, premi Nobel, star di Hollywood. Tenne conferenze. Concesse centinaia di interviste.
Non era più “la supermodella dal volto bellissimo.”
Era la sopravvissuta che si rifiutava di restare in silenzio.

Nel 1998 pubblicò la sua autobiografia, Fiore del Deserto.
Diventò un bestseller internazionale, con oltre undici milioni di copie vendute in più di cinquanta lingue.
Nel 2019, un tribunale di Londra condannò una madre a undici anni per aver sottoposto sua figlia di tre anni alla pratica — la prima condanna della storia nel Regno Unito.

Leggi contro la MGF sono state approvate in tutto il mondo.
Le campagne di sensibilizzazione raggiungono milioni di persone.
E bambine che sarebbero state mutilate vengono salvate.

Waris Dirie oggi ha sessant'anni.
E continua a lottare.
“Voglio porre fine alla MGF una volta per tutte, nella mia vita,” dice.

Da una bambina di cinque anni trattenuta da sua madre mentre un’anziana la mutilava con una lama sporca.
A una tredicenne in fuga attraverso il deserto.
A una diciottenne che pulisce pavimenti da McDonald’s.
A una delle supermodelle più famose del mondo.
Alla donna che ha spezzato il silenzio su una delle pratiche più brutali dell’umanità.

Waris Dirie non è solo sopravvissuta.
Ha trasformato il suo dolore in scopo.
Il suo trauma in un movimento globale.
Il suo silenzio in una voce che ha raggiunto milioni di persone.

Ogni bambina salvata dalla MGF è una testimonianza del suo coraggio.
Ogni legge approvata porta la sua impronta.
Ogni sopravvissuta che trova aiuto in un Centro Desert Flower cammina sulle sue orme.

Nacque un fiore del deserto nelle condizioni più dure immaginabili.
Non solo è sopravvissuta.
È sbocciata.
E si è assicurata che milioni di altre bambine avessero la possibilità di sbocciare anche loro.
Non come vittime.
Ma come donne potenti, integre, indistruttibili — come erano sempre state destinate a essere.”

domenica 23 novembre 2025

Gli AAAS insieme con Maria


In occasione di........

 https://www.unitrebarga.it/website/premio-san-domenico-a-maria-lammari/  



         .....nel giorno  21 Novembre 2025 


Insieme, da ben cinque anni, come Adulti Ancora A Scuola nel corso di Informatica Pratica del Prof. Renato Luti (grazie Prof.) ci è piaciuto congratularci con Maria per il premio ricevuto e testimoniarle il nostro affetto.          

        COME ?

                

       Pianta di ciclamino   più
                                                                           rima di accompagnamento



 
 



PER MARIA




Nome azzeccato
poi Mariolina a casa mutato
per non pensare a Santa Maria
anche se il santo quasi ci stia.
Sempre presente e pronta a aiutare
chi nella vita potrebbe inciampare.
Come insegnante da tutti cercata
Come docente ben rispettata.
Pronta all'ascolto di giovani e vecchi
dona consigli, ricordi ed affetti.
Con la fortuna di averla tra noi
a lei auguriamo "quello che vuoi"
E poi Maria...non ti arrabbiare...
"solo il GVS dovevan premiare"
Noi lo sappiamo: non ami apparire
ma pur ci piace che faccian capire
tutto l'affetto che in vita tu dai
alle persone, che t'amano assai
Tu sei presenza e gran testimone
di tutti quelli che nel sociale
sempre si danno un grande daffare,
anche in silenzio e con umiltà
perché sereni sempre li fa
rendere Barga un posto migliore
e tra la gente mettere il cuore.
E come dice Emma la teacher
si può imparare finché lo si dice
Come la pianta che crescerà
Come il sapere che mai finirà!








Dagli amici AAAS....
con affetto !!!

giovedì 20 novembre 2025

DIGITALIZATION....DAILY DIARY...

 

DAILY DIARY….

20.11.2025

DIGITALIZZAZIONE

La conoscenza della digitalizzazione sta diventando un obbligo per tutti.

Tutto si sta trasformando: dall’amministrazione pubblica, le banche, i servizi sanitari e i trasporti vanno interamente on-line.

Il linguaggio tecnologico ci spiazza: app, password, cloud, login, spid, software, hardware, ram, wi-fi, link, download, cookie, upload ecc.

Credo che di questi tempi, una bella fascia di cittadinanza sia sull’orlo di diventare analfabeti digitali. Non è per niente semplice mantenere il passo con le innovazioni tecnologiche.

Per noi Nonni e Nonne è arrivato il momento di pensare seriamente ad impegnarci su queste nuove competenze. Non vogliamo mica che i nostri nipotini “ci mangino la pappa in testa”. In un certo senso queste nuove conoscenze ci permetterà di dialogare di più con le nuove generazioni, rispetto a noi sono avanti riguardo questo linguaggio tecnico, e non darle la possibilità di pensare che siamo “rimbambiti”.

Fortunatamente ci sono corsi d’informatica pratica a cui rivolgerci. Per noi “over” può  essere anche divertente ritornare tra i banchi di scuola.  Cambiare la propria rutine giornaliera, e affrontare nuove sfide non è male.

Noi di AAAS, da cinque anni ci stiamo impegnando attivamente per raggiungere l’autonomia digitale. Non lo facciamo per l’ambizione di fare carriera, ma per noi stessi, per essere persone attive nella società e con la volontà di stare a passo con i tempi, e soprattutto non vogliamo essere di peso ai nostri figli, per quelle pratiche burocratiche che oggi vengono svolte solo con la dimestichezza on-line.

……perché “c’è sempre da imparare”…..

P.S oggi primo rientro in classe del CORSO D’INFORMATICA PRATICA ALLA GUIDA DEL PROF. R. LUTI.

 

https://www.adultiancoraascuola.eu/divario-digitale-per-superarlo-servono/

TRANSLATION:

Knowledge of digitalization is becoming mandatory for everyone.

Everything is changing: from public administration and banks to healthcare services and transportation, everything is going entirely online.

Technological language is overwhelming: apps, passwords, cloud, logins, SPID, software, hardware, RAM, Wi-Fi, links, downloads, cookies, uploads, etc.

I believe that these days, a significant portion of the population is on the verge of becoming digitally illiterate. Keeping up with technological innovations is not easy. For us Grandparents, the time has come to seriously think about investing in these new skills. We don't want our grandchildren to "eat on top of our heads." In a certain sense, this new knowledge will allow us to engage more with the younger generations—they are ahead of us in this technical language—and prevent them from thinking we're "stupid."

Luckily, there are practical computer science courses available.

For us seniors, it can be fun to go back to school. Changing up our daily routine and taking on new challenges isn't a bad thing.

At AAAS, we've been actively working to achieve digital independence for five years. We don't do it for the sake of a career, but for ourselves, to be active members of society and keep up with the times. And above all, we don't want to burden our children with those bureaucratic procedures that today can only be completed with on-line proficiency.

……because "there's always something to learn"…

P.S. Today is the first return in the classroom for the PRACTICAL COMPUTER SCIENCE COURS




 https://www.adultiancoraascuola.eu/category/competenze-digitali/

 

mercoledì 19 novembre 2025

RICOMINCIARE A 50 +

 

La mia seconda vita professionale


Sono nata nel 1966. A questa età, molti iniziano a pensare alla pensione. Io invece ho dovuto rimettermi in gioco, consapevole che, per arrivarci, avrei dovuto prima trovare un nuovo lavoro.

Nel 2007 la ditta per cui lavoravo chiuse a causa dell’anzianità dei proprietari. Mi fermai, dedicandomi alla mia famiglia e mettendo da parte la mia carriera professionale. Gli anni passarono e il mondo cambiava velocemente, soprattutto nel campo della tecnologia. Poco prima della pandemia ricevetti una proposta da uno studio professionale: uno stage di qualche mese che accettai con entusiasmo. Fu proprio lì che capii di essere rimasta indietro.

Fu allora che incontrai Unitre. Iniziai con un corso di inglese, ma ben presto mi iscrissi anche a un corso di informatica, guidato dal Professor Luti, entrando a far parte di un gruppo di Adulti. Quel corso è diventato una costante nella mia vita: lo frequento da cinque anni e mi ha permesso non solo di aggiornarmi nel campo digitale, ma anche di ritrovare fiducia in me stessa.

In seguito scoprii che la mia situazione pensionistica era tutt’altro che rassicurante: dovevo tornare a lavorare. Mi rivolsi al centro per l’impiego, inviai molte candidature, ma incontrai difficoltà e ostacoli. Poi finalmente arrivarono un concorso, una graduatoria pubblica, un periodo di prova… e oggi lavoro in un ente pubblico.

Non è stato facile. Se però sono arrivata fin qui, lo devo a tutte le persone che mi hanno sostenuto: in particolare alla mia famiglia, ma anche ai miei compagni di corso di informatica, che hanno rappresentato per me un modo di socializzare, di avere compagnia e di trovare momenti di distrazione dalla routine quotidiana. Un grazie speciale va al Professor Luti, che con disponibilità, pazienza e grande capacità didattica ha aiutato me, adulta sopra gli “anta”, a stare al passo con i tempi.

In conclusione, partecipare a questi corsi è stato per me piacevole, gratificante e soprattutto costruttivo per il mio futuro.



domenica 16 novembre 2025

DOMENICA È SEMPRE DOMENICA

 DAILY DIARY...16.11.2025

La Domenica

Fin da bambina, ho sempre associato il pranzo della Domenica a qualcosa di speciale. I miei genitori essendo stati entrambi grandi lavoratori, per loro, quel giorno della settimana era un momento per dedicarsi alla famiglia.

La nostra giornata iniziava presto la mattina. 

Dopo che le tre figlie si erano divertite a saltellare nel lettone con genitori ancora assonnati, la Mamma gentilmente le fa uscire dalla camera perché era l’ora di alzarsi e prepararsi per la colazione. Il Babbo si affretta ad andare  nel  bagno per farsi la barba prima di ogni altra cosa.

La Mamma amava cucinare, ed era il suo modo per esprimere amore per i suoi cari, “È Domenica, ho voglia di fare i tortelli, che ne dite?” ci dichiarava. Questa era una frase che risuonavo molto spesso dalla sua voce, nonostante una settimana faticosa in fabbrica.

Lei si metteva il suo bel grembiule colorato e  dispone tutto l’occorrente, e presto fatto, metteva le mani in pasta…non possedeva l’impastatrice, usava una ciotola e il suo cara “mattarello” per stendere la pasta.

Con tanta cura disponeva le sfoglie di pasta sugli stampi per tortelli, quelli di misura grande, e con pazienza le farciva con un buon ripieno di carne.

Ricordo i suoi tortelli al ragù che riempivano il piatto, e quell’aroma di carne che si distribuiva per la casa. Terminato il primo piatto, seguiva la gustosa seconda portata, e per finire il dolce e frutta. Ci sedevamo a tavola felici di condividere quel momento tutti insieme, abbracciati dal calore famigliare.

Dopo quel bel pranzo, tutti insieme ci si affrettava per rimettere in ordine la sala da pranzo, ed uscivamo per fare una visitina di cortesia ai parenti o amici.

Quell’abitudine di riconoscere la “Domenica speciale” è rimasta una piacevole tradizione anche per me, e mi piace dedicarmi a cucinare qualcosa di laborioso per accontentare la mia famiglia.

Il numero di persone cresce, ed anche i nipoti si siedono alla tavola della nonna con appetito, rendendo ogni ricetta più prezioso.

 

TRANSLATION:


Since I was a child, I've been taught that Sunday is a special day. My parents, have always been hard workers, so they considered that day of the week a time to dedicate to the family.

Our day started early in the morning.  

After that the three daughters had enjoyed themselves jumping in bed with their still-sleepy parents, Mum kindly told them to go out of the room because it was time to get ready for breakfast. Dad hurried to the bathroom to shave first of all.

My Mum loved cooking, and it was her way of expressing love for her dear ones. "I want to make tortelli, what do you think about it?". This was a sentence that resonated very often from my mother's voice.

Quickly she put on her nice colored apron and layed out everything she needed, and soon enough, she was getting her hands into the dough...she didn’t own a  mixer so she did all by hand. She carefully placed the sheet of dough on the mold for tortelli and filled them with a very tasty meat filling.

I remember the tortelli with meat sauce in the plate, and that aroma wafting through the house. After the first course, the  second course was served, followed by the home made cake and fruit. We would sit at the table, happy to share that moment, embraced by the warmth of family love.

After that deliciouse meal, all of us helped to clean up the dining room to go out to make a visit to relatives and friends.

"Sunday, a special day" is a tradition that has remained a pleasant habit for me too. I enjoy dedicating myself to cooking something laborious for that day, to please my guests.

The family grows, and even the grandchildren arrive at Grandma's table with appetite, and this helps to make everything more precious.

 

 

venerdì 24 ottobre 2025

MORTADELLA DAY...............DAILY DIARY....

 DAILY DIARY.......24.10.2024


24 ottobre 1661. La data è un rimando storico: il 24 ottobre 1661 il cardinale Girolamo Farnese fissò con un bando regole e qualità della mortadella — un proto-disciplinare ante litteram — da cui discende la ricorrenza.


https://www.repubblica.it/il-gusto/2025/10/24/news/scene_dai_film_cosi_si_festeggia_il_mortadella_day-424932766/amp/

Il salume simbolo della convivialità protagonista con Sophia Loren e Marcello Mastroianni e nelle scelte di registi come Comencini e Brusati. Il 24 ottobre appuntamento a Roma, alla Festa del Cinema

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Oggi è stata proclamata la “MORTADELLA DAY!!!”

A chi non piace la mortadella? Basta sentirne il profumo per far venire l’acquolina in bocca a tutti noi. Due fette di pane con questo affettato ed è pura bontà che sazia e rende felici.

Ho alcuni dei mie ricordi legato a questo insaccato di carne suina.

Mia Suocere mi raccontava spesso di quando portava mio Marito ancora bimbetto, con se alla bottega alimentari. In attesa di essere servita, ordinava una bella fetta di mortadella che lui divorava con un boccone (1958).

Ai tempi quando mia sorella era piccolina ed andavamo a scuola, (1966) dovevamo portare da casa il nostro pranzetto, ma qualsiasi cosa la Mamma le preparasse, riportava tutto a casa come le era stato dato. La Mamma si preoccupava e per questo motivo mi ordinava di passare al negozietto vicino alla scuola e comprare per lei un panino con la mortadella. Ma anche questo non lo mangiava con soddisfazione, e la Mamma lo ritrovava nella sua cartella.

Nel mio paese tutte le botteghe avevano una bella mortedellona sull’affettatrice. Ma ce n’era una in particolare che si trovava nella strada principale, Via Cavour Gallicano, la cui questa mortadella aveva un profumo che si sentiva a distanza. Era la più richiesta: tenera, saporita, ed esclusivamente senza pistacchi.

“Giuse affettala fine, mi raccomando, grazie”. Chiedevano i clienti.

Le fette sottilissime sembravano moltiplicarsi, e si diceva che sprigionassero il suo profumo al meglio. I bambini entravano nella bottega e se la facevano preparare dentro un pezzo di focaccia ancora calda, sotto i loro occhi, e contenti uscivano con la merenda pronta (1986).

Eh si la mortadella è buona mette tutto d’accordo, grandi e piccini.
Anche i bambini di oggi non rinunciano ad un panino o focaccia con la mortadella.
EVVIVA LA MORTADELLA!!!!!


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24 ottobre 1661

La data è un rimando storico: il 24 ottobre 1661 il cardinale Girolamo Farnese fissò con un bando regole e qualità della mortadella — un proto-disciplinare ante litteram — da cui discende la ricorrenza.21 ore fa

https://www.repubblica.it/il-gusto/2025/10/24/news/scene_dai_film_cosi_si_festeggia_il_mortadella_day-424932766/amp/

l salume simbolo della convivialità protagonista con Sophia Loren e Marcello Mastroianni e nelle scelte di registi come Comencini e Brusati. Il 24 ottobre appuntamento a Roma, alla Festa del Cinema
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TRANSLATION:
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Today has been proclaimed "MORTADELLA DAY!!!"

Who doesn't love mortadella? Just the smell of it makes our mouths water. Two slices of bread with this meat and it's pure goodness that fills you up and makes you happy.

I have some of my fondest memories tied to this pork meat.

My mother-in-law often told me about taking my husband with her to the grocery store when he was still a child. While waiting to be served, she would order a large slice of mortadella, which he would devour in one bite (1958).

Back when my sister was little and we went to school (1965), we had to bring our own lunch from home, but no matter what Mum made for her, she brought it home exactly as it was given to her. Mum worried about this and ordered me to stop by the little shop near the school and buy her a mortadella sandwich. But she didn't eat that either, and Mum found it in her schoolbag.

In my town, every shop had a delicious mortadella on the slicer. But there was one in particular, located on the main street, Via Cavour Gallicano, whose mortadella had a fragrance you could smell from afar. It was the most requested: tender, flavorful, and exclusively without pistachios.

"Giuse, slice it thinly, please, thank you," the customers would ask.

The very thin slices seemed to multiply, and it was said that they released its aroma at its best. Children would come into the shop and have it prepared for them inside a piece of still-warm focaccia, right before their eyes, and happily left with their snack ready for school (1986).
Yes, mortadella is deliciouse;
Even today's children can't resist a mortadella sandwich.
LONG LIVE MORTADELLA!!!!!

(CLICK ON THE LINKS TO kNOW MORE)
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DAL WEB)
https://www.menatti.com/blog/ricerche-e-consigli/mortadella

La storia della Mortadella è una storia lontana nel tempo, che risale addirittura al I secolo. In origine veniva definita cibo nobile e proprio per le sue qualità eccellenti era un salume molto costoso, destinato a finire sulle tavole più importanti di tutta Europa.
Nell’Ottocento la sua considerazione cambiò completamente, tanto da diventare un prodotto popolare e spesso creato con carne di qualità non elevata.


RICETTE CON LA MORTADELLA
https://www.google.com/search?q=ricette+con+la+mortadella


giovedì 16 ottobre 2025

Curioso ma vero. Il puritanesimo digitale bacchettone statunitense.



Sono stato a visitare il parco Vigeland a Oslo, un grande e stupendo giardino nel quale vivono più di 200 sculture dell’artista. Un mago di bellezza, un pacifico sostenitore della vita. Così mi è sembrato e l’ho inteso. 

Ai viaggiatori Googol Maps chiede di recensire i luoghi  che visitiamo. Lo faccio spesso, anche questa volta l’ho fatto. E con grande sorpresa dopo qualche istante mi è arrivato un avviso che la mia recensione non poteva essere pubblicata. Ma potevo aggiustarla e riproporla. Ho modificato ciò che avevo scritto, per ben tre volte, ma sono stato ripetuta ripetutamente bocciato. Il testo finale è: “Inimmaginabile la rotonda bellezza delle infinite (circa 220) sculture e statue. È un un grande piacere passeggiare in questo grande giardino, senza ansia, le sculture sono una bellezza rilassante.”

Bocciato!

Allora ho pensato che fosse demerito delle immagini che avevo postato dopo il testo. La prima immagine è proprio quella che fa da ingresso a questo post poi c’erano altre di altre statue e del giardino. Ma penso proprio che questa sia l’immagine incriminata. La mentalità dell’algoritmo americano puritano e certamente non intelligente fa sì che le nudità, anche se di sculture debbono essere censurate. 

I miei pochi contributi su Google Maps hanno più di 60.000 visualizzazioni … 

Se apro la sezione dei miei contributi, trovo:




Vedete nel sommario che la immagine alto a sinistra contiene il triangolino di pericolo generico fisso.

Aprendo il contributo bocciato, cliccando sui tre puntini in alto a destra, viene fuori una sola opzione





L’opzione di eliminarla!

(Notate che c’è una sovrimpressione di una miniatura di immagine, ma per questa non c’entra nulla Google, è un mio errore, un pasticcio, far cose complicate con lo smartphone mi porta a far errori… scusate)



sabato 11 ottobre 2025

LAVAPIATTI.......DAILY DIARY..

 11.10.2025

DAILY DIARY….LAVAPIATTI!!
C’era una volta, non poi così lontano, quando dopo il pasto ci si arrotolava su le maniche fino al gomito, per quel rito doveroso di lavare i piatti a mano. Quel ammasso di piatti, posate, padelle e pentole sporche nel lavello da lavare, asciugare e poi sistemare il tutto al loro posto.
Era un vero e proprio lavoro specialmente se era una famigli numerosa!!!!


Già da piccole donne le Mamma cercavano la nostra collaborazione, specialmente per questa faccenda domestica. Mi ricordo che da bambina quando mi mettevo all’acquaio avevo bisogno di un’alzatina per emergere le piccole manine nel lavandino, e la Mamma si raccomandava che mi mettessi il grembiulino perché era inevitabile che mi bagnassi.
Primo step: riempivo una vaschetta con l’acqua caldissima aggiungendo un sapone, che facesse tanta schiuma, al profumo di limone e sempre con qualche goccia di aceto per sgrassare bene quel pentolame molto unto. Usavo una spugnetta ruvida, e con tanta energia strofinavo i piatti, padelle e le posate incrostati di formaggio, e quella pentola con un poco di cibo bruciacchiato attaccato ai lati che molte volte si lasciavano a mollo per lavare il giorno dopo. Quando tutto era ben lavato passavo al risciacquo. Uno ad uno sotto il rubinetto con l’acqua a tutta potenza. A questo punto per asciugare arrivavano le mie sorelle e poi per sistemare tutte le stoviglie al loro posto, pronte per un altro pasto.
Oggi giorno i nostri nipoti non sono abituati a questo modo di fare. Loro sono nati in tempi moderni, quelli della tecnologia, e per lavare i piatti c’è la lavastoviglie. Basta togliere con cura gli avanzi dal piatto, caricare il cestello nel posto indicato per le stoviglie, scegliere il lavaggio adatto e con semplice gesto premere il bottone, per dare il via, ed alla fine tutto è lavato e asciugato senza fatica.
Loro non devono arrangiarsi per mettersi all’altezza del lavello, non necessitano di mettersi il grembiulino per non bagnarsi, e non devono prendere in mano il canovaccio per asciugare il tutto.
….ma anche se sono nati in questi tempi moderni, dare un aiuto in famiglia rimane sempre un bel gesto da fare!!
TRANSLATION:
Once upon a time, not so long ago, after meals we rolled up our sleeves to the elbows for the obligatory ritual of washing the dishes by hand. That pile of dirty plates, silverware, pans, and pots in the sink that needed to be washed, dried, and then put away.
It was a real chore, especially if we had a large family!
Even as little women, our mothers sought our help, especially with this household chore. I remember that as a child, when I went at the sink, I needed a stand to be at the hight to put my little hands in the sink, and my mother insisted that I put on an apron because it was inevitable that I would get wet.

First step: I filled a tub with very hot water, adding a lemon-scented soap that made a lot of foam, and always a few drops of vinegar to thoroughly degrease the very oily cookware. I used a rough sponge and vigorously scrubbed the cheese-encrusted plates, pans, and silverware, as well as that pot with a bit of burnt food stuck to the sides, which was often left to soak to be washed the next day. Once everything was thoroughly cleaned, I moved on to rinsing. One by one under the faucet with the water running at full blast. At this point would came my sisters to dry them up and replaced everything to be ready for another meal.
Nowadays, our grandchildren aren't used to this way of doing things. They are born in modern times, the age of technology, and there's a dishwasher for washing dishes. All you have to do is carefully remove the leftovers from the plate, load the rack into the designated place, choose the appropriate wash cycle, and with a simple push of the button start the cycle, everything is washed and dried effortlessly.
They don't have to scramble to reach the sink, they don't need to put on an apron to avoid getting wet, and they don't have to pick up a dishcloth to dry everything.
....but even if they are born in these modern times, helping out at home is still a nice gesture to do!!

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mercoledì 8 ottobre 2025

DAILY DIARY....AUTUMN LEAVES

 

8.10.2025

 DAILY DIARY

AUTUMN LEAVES


In una giornata soliva autunnale il bambino esce di casa per fare visita al Nonno. Era stato avvisato dalla Mamma che negli ultimi giorni si sentiva triste.

Il bambino si precipita dall’anziano uomo. Suona il campanello di casa, ma si preoccupa perché non ha una pronta risposta.

Lui aveva il permesso di entrare dalla porta che si affaccia sul retro.


Entra in silenzio e trova l’uomo anziano in poltrona con una coperta sulle gambe, il caminetto acceso che rendeva l’ambiente gradevole. Vicino a lui c’era il suo fedele amico a quattro zampe.

Vedendo quell’immagini, il bambino le chiede subito “come stai Nonno?”,

e con voce rauca il vecchio saggio risponde:

“mio caro, "SI STA COME D’AUTUNNO SUGLI ALBERI LE FOGLIE”. (Unghartti)

 Il bimbo non capì la risposta, e lo lasciò riposare!


D’autunno le fogli cadono, portano con sé i colori più caldi: giallo, marrone, arancione, verde muschio, amaranto. I colori sono brillanti. Cadono piano, piano, lasciando i rami spogli. Le forme sono diverse una dall’altra. Nei giardini dove ci sono tanti alberi le foglie si accumulano creando una coperta calda sul prato.  Calpestando questa distesa ogni passo lascia un suono incantevole.



Mentre il bambino ripercorreva la strada di ritorno, pensava ancora al Nonno. Si mise a giocare con le foglie che trovava lungo il viale e rifletteva sulla bellezza della natura.

In fretta raccolse un mucchio di foglie e si voltò per ritornare dal Nonno.

Quando entrò, esclamò con la sua voce colma di allegria,

“Nonno, sono tornato per dirti di non essere triste, perché anche se le foglie cadono regalano ancora tanta bellezza nella vita!!”.

A sentire queste parole l’anziano uomo sorrisi, stringendo la coperta calda sulle gambe, e dando una carezza gentile al suo nipotino.

 

 TRANSLATION:

On a sunny autumn day, the child runs out of the house to visit his Grandpa. His mother had warned him that he had been feeling sad in the last few days.

The child rushes to the old man. He rings the doorbell, but is worried because he doesn't get a ready answer.

He had permission to enter through the back door.



He enters quietly and finds the old man in an armchair with a blanket over his legs, the fireplace lit, making the room cozy. Next to him was his faithful four-legged friend.

Seeing that image, the child immediately asks, "How are you, Grandpa?"

And in a hoarse voice, the wise old man replies:

"My dear, “LIKE IN AUTUMN THE LEAVES ON THE TREES!"

The child didn't understand the answer, and let him rest!

In autumn, the leaves fall, bringing with them the warmest colors: yellow, brown, orange, moss green, amaranth. The colors are brilliant. They fall slowly, slowly, leaving the branches bare. Each shape is different from the other. In gardens where there are many trees, the leaves pile up, creating a warm blanket on the lawn. Walking across this expanse, each step leaves an enchanting sound.

Returning home the child was still thinking of his Grandpa. He began playing with the leaves he found along the path and reflected on the beauty of nature.

He quickly gathered a bunch of leaves and turned to go back to Grandpa.

When he entered, he exclaimed in his cheerful voice,

"Grandpa, I've come back to tell you not to be sad, because even if the leaves fall, they still bring so much beauty to life!!"

Hearing these words, the old man smiled, pulling the warm blanket closer to his legs, and gently caressed his grandson.

 


 

martedì 16 settembre 2025

PATATE, PIATTO POVERO!!!!!!!

 


DAILY DIARY.... 

16.09.2025

 

PATATE. PIATTO POVERO!!!

 

 PATATE. PIATTO POVERO!!!

Le patate non mancavano mai a casa nostra.

Ogni anno, al momento del raccolto, la Mamma ne ordinava almeno cinquanta chili direttamente dal contadino per i nostri bisogni famigliari.

In qualsiasi modo le cucinasse erano sempre deliziose.

Eravamo  tanti in famiglia a quei tempi. 

Quando la Mamma decideva di fare gli gnocchi a mano, ricordo che la tavola era piena, perché noi eravamo tutti ghiotti di questo piatto. La Mamma sapeva cucinare anche tante altre buone ricette: le polpettine erano una squisitezza, patate arrosto, torte di patate, patate in umido, con o senza lo spezzatino, oppure semplicemente patate bollite ad insalata, condite con aceto, olio e una generosa spolverata di prezzemolo e aglio.

Anch’io ho acquisto le patate dal contadino! Quelle buone!

Oggi, in attesa che i miei nipoti tornassero da scuola per pranzo, anch’io ho pensato di utilizzarle per fare un buon menù casalingo!!!

Cosi ho impastato gli gnocchi e li ho conditi con burro e salvia, oppure “rossi”, come dicono loro, cioè con una gustosa pomarola. Ho preparato anche delle polpettine con la ricotta, di contorna ad un buon prosciutto affettato al momento.

Si sono messi a tavola con grande appetito e credo di averli sodisfatti.

IO LO ERO ANCORA DI PIÙ!!!!


POTATOES. A POOR DISH!!!


Potatoes were never in short supply in our house. At harvest time, Mum would order at least fifty kilos of them directly from the farmer each year for the family's needs.

No matter how she cooked them, they were always delicious.

We were a big family back then.                   

When Mum decided to make gnocchi by hand, I remember the table was full, because we were all greedy for this dish. Mum also knew how to cook so many other delicious recipes: potatoballs were delicious, roast potatoes, potato cakes, stewed potatoes, with or without stew, or simply boiled potato salad, seasoned with vinegar, oil, and a generous sprinkling of parsley and garlic.

I also buy potatoes from the farmer! The good ones!

Today, while waiting for my grandchildren to come home from school for lunch, I also thought about using them to make a delicious home-cooked meal!!!

So I made the gnocchi and tossed them with butter and sage, or "red," as they say, with a tasty tomato sauce. I also made some ricotta potato balls, served with some delicious freshly sliced ​​prosciutto.

They sat down for lunch with  appetite, and I think I satisfied them.

I WAS EVEN MORE !!!!

DAL WEB)

Le patate sono originarie delle Ande in Sud America, dove furono coltivate migliaia di anni fa. Furono portate in Europa nel XVI secolo dai conquistadores spagnoli e si diffusero in tutto il mondo come alimento importante. Dal punto di vista nutrizionale, le patate sono principalmente fonti di carboidrati (amido), ma contengono anche vitamine (soprattutto del gruppo B e C), minerali, e una piccola quantità di proteine. 

Provenienza della patata

  • Origine: 

Le patate sono autoctone dell'America Centrale e Meridionale, in particolare della regione andina tra Perù e Bolivia. 

  • Domestication: 

Le popolazioni indigene delle Ande domesticarono le patate circa 7.000-8.000 anni fa. 

  • Diffusione mondiale: 

I conquistadores spagnoli portarono le patate in Europa nel XVI secolo, da dove si diffusero in tutto il mondo. 

Nutrimento della patata

  • Carboidrati: La patata è ricca di carboidrati complessi, principalmente amido, che forniscono energia al corpo. 
  • Vitamine: È una buona fonte di vitamine, in particolare vitamina C e vitamine del gruppo B, sebbene una parte venga persa con la cottura. 
  • Minerali: Contiene anche diversi minerali importanti, come il potassio. 
  • Proteine e Grassi: Il contenuto di proteine e grassi nelle patate è basso. 
  • Classificazione: A causa dell'alto contenuto di amido, le patate sono considerate un alimento amidaceo, simile ai cereali, e non un ortaggio, secondo il principio della sana alimentazione. 
  • Cottura: Le patate devono essere cotte per essere rese commestibili e assimilabili dall'organismo. 


È nata nel deserto somalo nel 1965.

QUESTA PAGINA OSPITA UN MESSAGGIO CHE GLI AAAS HANNO RICEVUTO SU WHTSAPP DA VINCENZO. CI È PIACIUTO RIPORTARLO QUA SUL BLOG CONDIVISO. Buona...